Macchie nere sui denti da latte…
MACCHIE NERE SUI DENTI DA LATTE. Una domanda frequente che i genitori ci fanno e come mai mio figlio ha sui denti da latte delle persistenti e odiose macchie nere?
Posso rispondere a cuore sereno nessun problema facilmente risolvibile il vostro bimbo non è un extraterrestre, ha solo delle Black stain!
La black stain (BS) è uno specifico tipo di discromia estrinseca causata dalla presenza di batteri cromogeni all’interno del cavo orale che si manifesta più di frequente in età pediatrica, ma può presentarsi anche negli adulti. Nei soggetti giovani queste forme a volte tendono a regredire con lo sviluppo puberale e il passaggio alla vita adulta.
È caratterizzata da una linea nera continua o tratteggiata sulla superficie del dente o sul contorno gengivale. È costituita da solfuri ferrici depositati sulla superficie dei denti a seguito della reazione chimica tra il solfuro d’idrogeno, prodotto dai batteri anaerobi e l’eccesso di ferro nella saliva.
L’elevata concentrazione di ioni ferrici nella saliva (>10-18 M) può derivare dal sanguinamento gengivale o più in generale da disordini dell’omeostasi del ferro. I disordini dell’omeostasi del ferro consistono nel sovraccarico di ferro nei tessuti e secrezioni e nella carenza di ferro in circolo.
Inoltre, il regolare consumo di alimenti ricchi in ferro e di integratori vitaminici contenenti ioni ferrici, durante la gravidanza o la prima infanzia, favorisce lo sviluppo di un microbiota cromogeno.
Il consumo di ortaggi, frutta, prodotti caseari, uova e salsa di soia promuove lo sviluppo di BS.
La saliva gioca un ruolo importante nel mantenimento della salute orale e nella protezione dalla carie dentale. Parametri salivari quali pH, capacità tampone e concentrazioni di ioni calcio e fosfato sono ben noti fattori carioprotettivi.
Sono disponibili pochi dati che descrivono la composizione della saliva in soggetti con BS .
Gli studi relativi a tali dati hanno rivelato la presenza di una concentrazione più elevata di calcio e fosfato rispetto alla placca non pigmentata.
L’analisi chimica spaziale delle BS con spettrometria dispersiva di lunghezza d’onda ha mostrato inoltre aree corrispondenti ad alta concentrazione di zolfo e rame/ferro, come già indicato. Sono però stati riportati livelli superiori di capacità tampone salivare, pH più elevato e concentrazioni più alte di calcio e fosfato
La maggior parte degli autori ha dimostrato quindi che la presenza di BS è associata a una più bassa tendenza a sviluppare carie. I fattori causali di BS, però, non sono completamente compresi
Trattamento classico
Il trattamento classico utilizzato per la rimozione delle BS, che risulta alquanto difficile con tecniche domiciliari, consiste nella seduta di igiene orale professionale mediante ultrasuoni, air flow, polish con paste per lucidare e gommini.
L’igiene orale professionale però risolve solo momentaneamente i problemi estetici, ma non cura le cause della formazione di questi pigmenti.
Conclusioni
Mamma e papà non vi preoccupate a parte un piccolo problema estetico momentaneo dato in età pediatrica avrete la fortuna di avere dei bimbi che non saranno produttori di carie ,e questa per noi è la notizia più bella poi con l’ausilio di un nutrizionista pediatrico potremo concorrere all’abbassamento della formazione delle macchie
3 Step technique
Grazie all’evoluzione dei materiali dentari, oggi siamo in grado di restaurare una dentatura erosa soltanto aggiungendo materiale per mezzo di tecniche adesive senza asportare ulteriore tessuto dentario.
Tecnica codificata dall’Università di Ginevra, Three Step Technique prevede 3 diversi step.
Guarigione accelerata e dolore diminuito in modo naturale con PRGF
PRGF: concentrato piastrinico
Guarigione accelerata e dolore diminuito in modo naturale
Cos’è il PRGF?
PRGF è un’abbreviazione inglese che tradotta significa “Fattori di crescita arricchiti delle piastrine”: le piastrine sono componenti del sangue che servono principalmente a riparare le ferite; quando una zona dell’organismo viene lesionata, le piastrine del sangue si ammassano nella ferita e si legano fra loro, in modo da creare una rete che favorisce la coagulazione e la formazione di un “tappo di guarigione”.
Il PRGF sfrutta questo effetto, ma per amplificarlo utilizza una centrifugazione del sangue, che viene in questo modo separato nelle sue diverse componenti: globuli rossi e bianchi vengono separati dalle piastrine, in modo che il concentrato che si ottiene contiene principalmente piastrine e fibrina.
Il PRGF è un vero e proprio concentrato piastrinico, ricco di fattori di crescita e di guarigione.
A cosa serve il PRGF?
Poiché il PRGF è ricco di fattori di guarigione, esso può velocizzare i processi di guarigione dell’organismo, come per esempio la cicatrizzazione della gengiva dopo un’estrazione dentale.
Inoltre, poiché contiene degli antinfiammatori naturali, può ridurre sensibilmente il dolore nella zona della ferita chiurgica.
Infine, poiché possiede al suo interno importanti fattori di crescita che stimolano la proliferazione cellulare, può accelerare i processi di rigenerazione tissutale, sia a livello di tessuti molli (gengive e mucose) sia a livello dell’osso.
Nella nostra clinica viene dunque usato in tutti i casi di interventi chirurgici, per migliorare i processi di guarigione e di rigenerazione dei tessuti.
Quali sono i vantaggi del PRGF?
Il primo vantaggio è rappresentato dal fatto che il PRGF non è un materiale sintetico, ma deriva dal sangue del paziente stesso: è quindi sicuro, privo di ogni rischio di infezione e non genera mai “rigetto” (come invece accade talvolta con materiali sintetici o tratti da cadavere).
Nella nostra clinica non usiamo tessuti derivanti da donatore umano (cadavere), perché non li riteniamo eticamente accettabili: siamo convinti che il miglior materiale per stimolare la rigenerazione dei tessuti sono i fattori di crescita che sono già presenti nel nostro sangue.
Inoltre ottenere il PRGF è molto più economico che acquistare materiali sintetici, animali o umani: per fare un paragone, una ricostruzione ossea importante con PRGF può costare tra i 150 e i 400 euro, mentre con materiali sintetici o animali il costo oscilla fra i 300 e i 600 euro e ancora con tessuti umani da cadavere il costo si alza a 800-1200 euro. Anche nel rialzo di seno mascellare il PRGF permette di ridurre in modo sostanziale la quantità di materiale osseo di riempimento e di velocizzare la guarigione, proteggendo dalle infezioni ed eliminando il rischio di rigetto: questo si traduce in una serie di vantaggi clinici ed economici per il paziente.
Come si usa il PRGF?
Anzitutto al paziente viene prelevata una piccola quantità di sangue (circa 10-20 volte meno che in una donazione di sangue per fare un paragone). Il sangue viene poi centrifugato per ottenere la separazione delle piastrine dai globuli bianchi e rossi; con una pipetta sterile viene prelevata solo la frazione contenente le piastrine, che viene messa in uno speciale fornetto per ricreare la temperatura corporea interna di 38°C.
Dopo circa 30-40 minuti il concentrato è pronto e si presenta denso, ma soprattutto ha la proprietà di aderire perfettamente ai tessuti e alle ferite, inducendo una coagulazione immediata: si riduce notevolmente il sanguinamento e il gonfiore, le ferite guariscono molto più velocemente (3-4 giorni invece che 7-10 giorni come nella norma) e il dolore è sensibilmente ridotto. Con un compattatore si espelle tutto il liquido contenuto (per eliminare l’acqua e ridurre ulteriormente il volume).
Infine, si possono dare i punti di sutura addirittura sul PRGF, cosicché anche in caso di estrazione dentaria non è necessario incidere la gengiva per coprire il sito di estrazione, ma è sufficiente riempire il sito stesso con il PRGF che in questo caso svolge anche una funzione di membrana protettiva (analoga a una crosta su una ferita, ma con il vantaggio di formarsi entro pochi minuti, invece che in diversi giorni come in natura).
Come si ottiene il PRGF?
Il PRGF (Plasma Rich in Growth Factors, tradotto “Plasma Ricco in Fattori di Crescita”) si ottiene centrifugando per 8 minuti alcune fiale contenenti il sangue prelevato subito prima dell’intervento in cui verrà utilizzato; appena terminata la centrifugazione, le fiale si presentano come in foto, con una parte inferiore rossa (ricca di globuli rossi) e una parte superiore gialla (in cui si trovano le piastrine e la fibrina, oltre al siero), entrambe ancora liquide. L’operatore, mediante un dispositivo monouso sterile, preleva la parte superiore, dividendola ancora in due frazioni: quella più vicina alla parte rossa presenta un’alta concentrazione di piastrine e di fattori di crescita (circa 3 volte quella media del sangue) e viene riposta in fiale sterili per essere miscelata con materiali di innesto osseo oppure per bagnare la superficie degli impianti da osteointegrare, mentre quella più superficiale è ricca in fibrina. Quest’ultima viene posizionata in apposite scodelline sterili e riposta in una incubatrice a temperatura corporea (38°C), per favorire la formazione di membrane di aspetto gelatinoso, ma estremamente resistenti (possono essere addirittura suturate e lasciate a contatto con il cavo orale), utilizzate alla fine dell’intervento come protezione delle ferite dalle infezioni e per favorire una più veloce guarigione dei tessuti.